II attività internazionale presso Epeka
Day 1: get to know each other
Il primo giorno del progetto ha segnato un inizio entusiasmante con l’attesa del partner ospitante e l’arrivo dei partecipanti. Dopo un caloroso benvenuto, abbiamo avviato la sessione “Get to know each other”, durante la quale abbiamo avuto l’opportunità di fare un giro di presentazioni.
In questa fase, abbiamo anche presentato il programma Erasmus+ e il workshop che saremmo andati a svolgere durante i tre giorni. Questo è stato il momento anche per condividere le nostre aspettative sul progetto.
È stata una prima giornata ricca di attività, a partire da un primo confronto tra noi partecipanti sulla criminalità, in particolare quella giovanile, e come la percezione di essa cambi a seconda del nostro paese di provenienza. Abbiamo riflettuto su come la criminalità in Slovenia e Italia (seppure con alcune differenze tra Nord e Sud della nazione) sia similare e legata per lo più a reati come la corruzione.
Diversa è la situazione che ci è stata riferita dai partecipanti serbi di una criminalità percepita quasi come modello positivo di comportamento, soprattutto dai più giovani. Ha colpito molto i partecipanti la frase: “It’s cool to be a criminal”.
Divisi poi in un primo momento in gruppi nazionali abbiamo proceduto a un lavoro di analisi sulle sfide affrontate dalla gioventù a rischio e sulla delinquenza. Nonostante i diversi contesti culturali e socioeconomici, ciò che è emerso anche da dati statistici riguardanti le situazioni nei vari paesi, i fattori che contribuiscono alla delinquenza giovanile e le pressioni sociali a cui sono sottoposti i giovani più vulnerabili ci sono risultati, nella quasi complessità, gli stessi. Ulteriori questioni da approfondire le abbiamo individuate nelle differenze tra le sfide affrontate in città e nelle aree rurali, ma anche gli stereotipi e i pregiudizi sulla gioventù a rischio.
Prima di fermarci per una deliziosa pausa pranzo abbiamo individuato esempi di programmi nazionali ed iniziative realmente indirizzate su queste sfide. Nel pomeriggio in gruppi transnazionali abbiamo lavorato sulla peer education e su come questa sia percepita nei nostri diversi contesti culturali e nazionali.
Da una prima difficoltà a trovare una definizione comune per i vari paesi di peer education sono emerse interessanti discussioni tra noi partecipanti a partite dalle nostre esperienze.
C’è stato in conclusione chiaro come solo in Slovenia la peer education sia realmente riconosciuta come di valore e integrata, a volte preferita, all’insegnamento e apprendimento scolastico tradizionale.
Propedeutico alle attività dei giorni successivi abbiamo individuato aspetti chiave della peer education e caratteristiche di modelli positivi. Per concludere la giornata un pasto comunitario fatto di condivisioni, consolidando i legami tra i partecipanti. Questa esperienza ci ha permesso di immergerci nella storia e nella cultura locale, arricchendo il nostro contesto di apprendimento con prospettive uniche e stimolanti.
Day 2: Workshop inside Epeka
Il secondo giorno del progetto è iniziato nelle sede di Maribor di Epeka, coordinatore locale del workshop. Abbiamo aperto la sessione mattutina di attività approfondendo alcuni aspetti dei lavori di gruppo della giornata precedente.
Siamo poi entrati in contatto con gli operatori del centro Epeka e alcuni dei volontari.
Uno degli operatori, Bogdan, ci ha presentato il lavoro con i giovani sulla prevenzione del crimine.
Soprattutto il lavoro con la numerosa comunità Rom presente in Slovenia ma anche la progettualità che riguarda la precarietà dei giovani. È stato molto arricchente per noi ascoltare le esperienze riguardanti le attività di attivazione sociale. Attività che l’associazione porta avanti aiutando i giovani nella creazione dei curriculum, ma anche attraverso la collaborazione con i centri per l’impiego.
Culmine della mattinata è stato l’importante incontro con il Ministero della Giustizia e alcune rappresentanti dell’Unità per la libertà vigilata. Ci ha aiutati a Inquadrare il Ministero della Giustizia e i compiti specifici dell’Unità. Non solo nella sorveglianza ma anche nell’aiutarci a identificare le alternative alla reclusione. Alternativa che si concretizza, dopo le procedure di approvazione caso per caso, nell’opportunità di svolgere lavori socialmente utili. Una delle sedi in cui poterli svolgere, per i neomaggiorenni, è proprio l’associazione Epeka.
Dopo un’altra sessione intensa tempo per un pranzo leggero. Pranzo dopo il quale ci sono stati presentati i 4 video di progetto. Quattro testimonianze importantissime di persone che sono potute uscire dal crimine e in primis dalla prigione attraverso la messa in prova con i lavori socialmente utili. Dopo una tavola rotonda che ha coinvolto i partecipanti, un po’ di tempo libero per visitare la città di Maribor prima di tornare verso Lubiana e concludere la serata in città.
Day 3: strumenti digitali e modelli positivi di comportamento
La terza giornata del progetto è iniziata con un momento di confronto sulle attività del giorno precedente e soprattutto sulle video testimonianze viste e ascoltate. È stato un momento molto utile per comprendere alcune dinamiche sulla giustizia in Slovenia, ma anche approfondire il lavoro dell’associazione che ci ospita, Epeka, con i detenuti messi in prova presso essa.
Questa sessione ha permesso ai partner di condividere ancora una volta esperienze e storie nazionali per rinsaldare le relazioni interpersonali tra i partecipanti. Dopo questo momento di confronto siamo passati, divisi in gruppi internazionali, a un lavoro che ha avuto come focus due aspetti: i metodi e gli strumenti digitali più efficienti per coinvolgere i giovani e il ruolo e le responsabilità degli operatori giovanili nel fornire modelli positivi di comportamento. Ma anche una riflessione sugli strumenti digitali migliori per condividere i risultati di questo momento di analisi: si è portato l’esempio dei social media, da cui trarre solo gli aspetti più positivi.
Dopo una prima intensa sessione di lavoro di squadra, è stata concessa una pausa per consentire ai partecipanti di ricaricare le energie. Pausa cui è seguito un leggero pranzo prima di tornare alle attività previste. Nel primo caso, il primo gruppo di lavoro ha individuato come metodi e strumenti più coinvolgenti il gioco ma anche il teatro, nel caso specifico lo psicodramma.
Un modo accessibile a tutti per far partecipare attivamente i giovani, soprattutto quelli con minori opportunità, portandoli a condividere le proprie storie o parti di sé stessi, in modo da stimolare anche gli altri, più restii, a farlo. Per quanto riguarda il secondo aspetto è emersa dalla discussione tra i partecipanti la molteplicità di skill e qualità personali necessarie a un operatore o un’operatrice che lavorino con gioventù a rischio.
Alcuni esempi di skill e caratteristiche possono essere: l’empatia e la compassione, l’ascolto attivo, la risoluzione di conflitti, problem solving. Un momento importante di riflessione è stato quello su quali sfide possono emergere però nel fornire modelli positivi o sul supporto che ci si può dare in team per supportarsi effettivamente. Successivamente siamo passati alla presentazione dei lavori svolti nei due gruppi, che andranno a comporre il manuale sui metodi e sugli strumenti digitali per coinvolgere al meglio i giovani e le giovani al fine di prevenire la delinquenza.
Ci siamo inoltre concentrati ancora una volta, sull’uso strategico delle piattaforme digitali nella promozione di modelli positivi. Un ultimo momento di confronto e di condivisione, anche sui prossimi incontri e scadenze e questo meeting si è concluso, con una veloce occasione di visitare qualche angolo di città non ancora raggiunto e darsi appuntamento alla prossima esperienza.
Un Futuro di Inclusione e Positività
Il progetto “Youth Worker for Legality” ha dimostrato come la collaborazione e la creatività possano creare strumenti potenti per il cambiamento sociale. Equipaggiati con nuove competenze e strategie, gli operatori giovanili sono pronti a tornare nelle loro comunità e fare la differenza, utilizzando il potere delle storie di modelli positivi per combattere la criminalità e promuovere l’inclusione.
Questo evento è stato più di una semplice formazione; è stato un viaggio di crescita personale e professionale, un’esperienza che ha lasciato un segno indelebile su tutti i partecipanti. La passione e l’impegno dimostrati durante queste giornate continueranno a ispirare e guidare le future iniziative per l’inclusione.
Il nostro manuale per i giovani lavoratori
La seconda attività internazionale in Slovenia ha portato i partecipanti del progetto a realizzare un piccolo manuale in lingua inglese, dedicato alle generazioni future. Il lavoro svolto in questo workshop costituisce un passo essenziale per dotare i partecipanti degli strumenti operativi e metodologici che sono al centro del manuale del progetto Youth Worker 4 Legality. Questo documento vuole fornire linee guida pratiche e ispirazione per tutti coloro che sono impegnati nella prevenzione della delinquenza giovanile, contribuendo alla costruzione di una società più equa e inclusiva.
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